ALDO SCHIAVONE, SINISTRA!, Einaudi 2023, pp. 131
Aldo Schiavone, docente di diritto in diverse Università italiane, compresa la Scuola Normale di Pisa, è anche uno storico importante, i cui libri sono stati tradotti in diverse lingue. Appassionato di politica, con quest'ultimo breve saggio entra dritto dritto nella crisi d'identità della sinistra.
Due fatti hanno messo in crisi la sinistra, fino ad allora saldamente ancorata ad una visione del mondo otto-novecentesca, la
rivoluzione tecnologica e il
crollo dell'Unione Sovietica. La prima sta sconvolgendo il mondo come fecero al loro tempo la rivoluzione agricola e quella industriale. La seconda ha tolto di mezzo la visione comunista nel mondo.
"L'effetto congiunto dei due fatti è stato devastante per la cultura e per le politiche della sinistra" (p.16). Secondo AS il codice genetico della sinistra si identificava nella 'lotta di classe', nello scontro tra capitale e lavoro, tra borghesia e proletariato. La lotta di classe avrebbe portato ad una società egualitaria perché senza classi, perché fondata sul "lavoro",
"il lavoro umano produttore di ricchezza materiale, venduto e acquistato come una merce" (p. 20). Secondo AS questo è finito, scomparso assieme al nuovo contesto sociale e politico della rivoluzione tecnologica (e della fine del comunismo). Dobbiamo prendere atto che
"il capitale ha vinto la sua battaglia" (p. 27). Ha fatto scomparire la classe operaia così come la rivoluzione industriale aveva fatto scomparire i contadini (p.28). La sinistra non è stata in grado di fare i conti con tale nuova situazione. La sua classe intellettuale è rimasta silenziosa, la sua classe politica ha balbettato qualcosa ma senza trovare una soluzione. Dice AS che bisogna
"staccare definitivamente l'dea di sinistra da qualunque idea di socialismo (...) e di conseguenza staccare l'idea di eguaglianza dall'dea di lavoro e la figura del cittadino da quella del lavoratore."
La logica onnipotente del mercato ha portato ad una concentrazione di poteri privati in strutture tecno-capitalistiche con inaudite accumulazioni di profitti, al punto che oggi
"sempre più pochi decidono per masse sempre più estese" (p.48) E' una crisi della democrazia. Figli di tale crisi sono i populismi, frutto di una spirale perversa: più i centri di potere effettivo si sottraggono alla politica, più questa affonda nella disistima e fornisce cibo per i populismi. Compito attuale della sinistra è riportare i cittadini alla politica. Per questo bisogna farsi sempre più "europei", cittadini europei.
"Non c'è un solo grande problema nel mondo contemporaneo - ambiente, energia, salute, emigrazione, diseguaglianze - che possa essere risolto dalla volontà di un solo Stato, che non richieda un approccio e una soluzione almeno continentali. (...) La sinistra dovrebbe fare della vocazione europea la sua bandiera." (p. 54) La destra è legata da sempre al localismo, al nazionalismo. E' assolutamente necessaria ricominciare a discutere di una Costituzione Europea. Di una federazione europea. La sinistra deve avere una vocazione europea.
Il capitolo finale del libro viene dedicato ad alcune idee/proposte per una nuova visione politica del mondo nell'era della terza rivoluzione, quella tecnologica. AS propone una nuova concezione di eguaglianza spostandosi dal piano dell'economia (a cui basterebbe una grande "rivoluzione" tipo una fiscalizzazione globale) a quello dell'etica e delle coscienze. Soggetto della nuova democrazia egualitaria non sarebbe più il cittadino ma l'umano. E qui, non lo dice AS, ma viene in mente la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.