Categoria: PENSARE
CATTIVA MEMORIA. PERCHE' E' DIFFICILE FARE I CONTI CON LA STORIA
Marcello Flores, Cattiva memoria. Perché è difficile fare i conti con la storia, Il Mulino, 2020, pp. 138

"In una società sempre più rapida e liquida come quella contemporanea... il ruolo dello storico nella società e lo statuto epistemologico della disciplina ... sono entrati profondamente in crisi nell'ultimo quindicennio del Novecento, una crisi che pare aggravata nei vent'anni di questo secolo" (p.21) Questa frase la troviamo nel secondo capitolo del libro che significativamente viene intitolato "La complessità della storia e la semplificazione della memoria". Qui sta il problema. La memoria, nell'era della proliferazione delle "giornate" celebrative  e dei "testimoni" di eventi "storici", fa apparire semplice la comprensione del passato, cosicché lo studio della disciplina appare inutile, o peggio, un esercizio cavilloso di "professoroni" che mettono sempre tutto in discussione.
Il fatto è che memoria e storia hanno in comune l'oggetto: il passato, e il mezzo di comunicazione: la narrazione. Ma la storia non si limita a "narrare"; la disciplina "storia" interpreta il passato secondo criteri e metodologie scientifiche, controllate dalla comunità dei ricercatori, degli studiosi, degli storici.
Inoltre, sia la memoria che la storia "servono". Servono alle classi dirigenti, agli establishment, per autolegittimarsi. Lo dimostrano esemplarmente le periodiche polemiche tra gruppi politici contrapposti su fatti di un passato più o meno recenti.
Flores affronta molte, forse quasi tutte, le questioni che il racconto memorialistico, da un lato, e storico, dall'altro, pongono. Ne prendiamo ad esempio una sola fra tutte: la questione dell'identità. "E' anche attraverso i manuali di storia che le mazioni si definiscono incessantemente, costruendo e ricostruendo la loro identità. per quanto riguarda la propria società e le altre nazioni." (p.87) Tale questione è oggi principale per le recenti formazioni statuali nate dall'implosione dell'URSS.
Altra questione interessante affrontata da Flores è il tentativo, o meglio, i tentativi, di costruire un'identità europea. Tentativi finora falliti. "Lo sforzo europeo di creare una cultura storica condivisa è di fatto entrata in collisionecon le politiche di memoria che molti dei paesi postcomunistihanno adottato nell'ultimo decennio, dalle date-simbolo ai musei, dalle celebrazioni pubbliche ai monumenti e ai memoriali incentrate su una visione al tempo stessa vittimistica e di rifiuto nel riconoscere una propria partecipazione autonoma alle vicende dell'epoca comunista. (...)
"L'identità europea, diversamente da quella costruita nel tempo nelle diverse nazioni, ha bisogno più di una cultura storica, della condivisione di una visione unitaria del passato della conoscenza, che non di memoria emotiva e patriottica." (p. 115)

Vengono in in mente, a proposito di identità, di memoria, di memoria collettiva, e di storia due interessantissimi libri di storia. Uno, pubblicato da Il Mulino nel 2019, di Antonella Salomoni, Le ceneri di Babij Jar. L'eccidio degli ebrei di Kiev, dove viene raccontato l'intreccio tra memoria individuale e collettiva, le azioni e le reazioni delle istituzioni e degli intellettuali, recensito in questo sito http://www.vincenzoguanci.it/LECENERIDIBABIJJARLECCIDIODEGLIEBREIDIKIEV.aspx. L'altro, un classico, di Alessandro Portelli, L'ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, edito da Donzelli nel 1999, ristampato in ed. economica da Feltrinelli nel 2012, dove lo scontro tra la memoria collettiva e la ricostruzione dei fatti è palese e davvero esemplare.