GIOVANNI DE LUNA, CHE COSA RESTA DEL NOVECENTO, UTET, 2023, pp. 190
Giovanni De Luna sottotitola il suo saggio
"Piccolo manuale contro il disincanto" e mette addirittura in copertina la sua definizione del XX secolo: "
un brutto secolo ma comunque il nostro, quello in cui siamo cresciuti, abbiamo amato, gioito, sofferto. Molte idee che allora ci sembravano fondamentali sono sparite - ma qualcosa resta".
Il saggio è diviso in due parti: la prima, un'analisi e un racconto di cosa è stato il Novecento, la seconda, una lunga riflessione su ciò che è successo dopo il Novecento, riflessione che inizia con il capitolo del
"Senno di poi" (pagg. 97-98) e si conclude con la richiesta di
"Ancora la democrazia" (pagg.168-180).
GDL già nel luglio 2020 aveva avuto modo di definire il Novecento come il
"secolo delle masse".
"Qualunque indicatore venga scelto - la politica, l'ideologia, le strutture economiche, la comunicazione - ci si trova così a declinare diverse accezioni di un unico concetto guida: il Novecento è stato plasmato nei suoi caratteri più profondi dall'ingresso attivo delle masse nella storia" (in "Il Bollettino di Clio",
Sul Novecento. Tra storiografia e didattica, Mnamon editore, pag. 31). Tre anni dopo, in questo piccolo ma denso saggio, articola e argomenta la presenza delle masse attraverso una sintetica ma chiarissima fotografia del rapporto tra masse e potere, masse e politica, masse e economia, masse e ideologia. In nove brevi capitoli riesce a farci "vedere" il secolo: le guerre, i lager, il gulag, il totalitarismo, le ciminiere, le masse e la politica, il dominio sulla natura, la fine della politica.
Nella seconda parte del libro la scelta degli argomenti e le opportune riflessioni risentono dell'inevitabile azzardo che lo storico si costringe a fare sul futuro, ma sempre con grande attenzione. Sono pagine interessantissime; dove lo storico non interpreta i fatti del del passato ma legge e fornisce una via di comprensione possibile dei fatti del presente.
"
I muri di oggi non separano le idee e le ideologie ma direttamente le persone; non sono la riedizione dell'atavica separazione tra nomadi e sedentari (era, ad esempio, la funzione della muraglia cinese), tra barbarie e civiltà (come alcuni muri difensivi dell'impero romano): sono invece strumenti che affermano la distanza e il contrasto tra chi difende la propria sicurezza e chi scappa dalla propria insicurezza." (pag.139)
"Oggi possiamo convivere preservando le nostre identità solo recintando un spazio pubblico in cui rilanciare i valori di una religione civile, restituiti al fascino e alla seduttività che acquistano le proposte che intendono migliorare le condizioni dell'umanità che abita il nostro pianeta. E questo spazio pubblico può esistere solo con una democrazia" (pag.179) che sia in grado di rinnovarsi continuamente sul piano culturale e della vita quotidiana.