Categoria: NOTIZIE
IL BOLLETTINO DI CLIO ns n. 11/12 - "SUL NOVECENTO"
E' on-line l'ultimo numero (giugno-novembre 2019) de "Il Bollettino di Clio", dedicato al Novecento.
Si può scaricarlo in formato pdf interattivo al sito dell'Associazione Clio'92 dove si possono scaricare anche i primi 10 numeri
https://www.clio92.org/bollettini/

EDITORIALE

A cura di Vincenzo Guanci ed Ernesto Perillo

Sul Novecento non è poi così semplice parlare: le questioni aperte sono molte, a cominciare dall’uso stesso della denominazione e dei suoi confini temporali. Se il Novecento degli storici non coincide con quello del calendario, quando ha inizio questo periodo e come stabilirne la fine? È possibile trarne un bilancio, prenderne le distanze, concettualizzarlo e renderlo oggetto di conoscenza e dunque di comprensione? Il secolo scorso è definitivamente alle nostre spalle e siamo allora entrati in un’altra epoca o viviamo ancora dentro la sua eredità? Sul Novecento non è poi così semplice parlare neanche a scuola: le questioni aperte sono ancora di più. A quelle della riflessione storiografica si sommano i problemi della mediazione didattica, del rapporto tra le giovani generazioni e il passato, anche recente, dello studio di un sapere che troppo spesso appare (è?), per come la scuola di solito lo trasmette, inutile, noioso, privo di senso, con pochi o nessun legame con il mondo in cui si vive. Sul Novecento è anche il titolo di questo numero de “Il Bollettino di Clio”: accettando di misurarci con la complessità del tema abbiamo provato a ipotizzare alcune possibili piste di ricerca e di riflessione, con l’aiuto di tutti i contributi che, per le diverse rubriche, compongono la rivista. Senza nessuna pretesa di completezza ed esaustività. La preposizione sul introduce un complemento di argomento: a proposito di, intorno a, riguardo a Il Novecento. Non una mappa a scala 1:1 ma proposte di attraversamento del territorio. Con due bussole: la pluriscalarità, intrecciando la dimensione globale a quella europea e nazionale; lo sguardo lungo in ciascuno dei temi dei vari contributi, in grado di cogliere e mostrare le dinamiche complessive dell’intero periodo. Sono due indicazioni che consideriamo importanti anche dal punto di vista didattico: costituiscono, assieme ad altri, i criteri fondamentali per insegnare il Novecento a scuola e apprenderne l’ineludibile funzione per la comprensione del presente.

Al Novecento abbiamo dedicato un numero doppio, a segnalare l’importanza di questo tema assieme all’urgenza di privilegiarne la conoscenza e lo studio, così come del resto raccomandano anche le indicazioni nazionali del Miur sul curricolo. Lo storico tedesco Jürgen Osterhammel nell’intervista che apre questo numero si chiede se esista un insieme, un periodo che possiamo chiamare Novecento, se il secolo sia lo strumento concettuale adeguato per scandire il flusso del tempo, se dentro questo “contenitore” si muovano piuttosto sottoinsiemi e temi a scale temporali diverse. Così come risulta difficile e problematico “spremere interi secoli in slogan molto semplici”. La prospettiva della storia globale (attraverso le storie e i casi di studio) potrebbe essere allora una buona soluzione anche per il Novecento a scuola.
Giovanni De Luna, nella sua intervista, ci ricorda che prima (o alla fine) di tutto c’è l’identificazione da parte degli studiosi “dei tratti distintivi del Novecento attraverso uno o più fenomeni che si ritengono storicamente decisivi”; su questa base vengono individuati una periodizzazione e un corredo di dati funzionali a suffragare le scelte effettuate, e si battezza il Novecento come il secolo della paura, dell’odio, dei totalitarismi, della violenza, delle guerre, oppure dello sviluppo, del fordismo, delle ciminiere, del rumore, dei consumi. Ma, in fondo, - scrive De Luna – “il Novecento è stato plasmato nei suoi caratteri più profondi dall’ingresso attivo delle masse nella storia.” Potremmo definirlo “secolo delle masse”.

La sezione dei Contributi, organizzata secondo diverse scansioni tematiche, si apre con un primo raggruppamento che riguarda alcune variabili che potremmo definire di contesto e di sfondo: ambiente, demografia, alimentazione. Dell’intreccio sempre più stretto tra storia dell’uomo e quella del pianeta ci parla Salvatore Adorno nel suo contributo sull’Antropocene, approfondendo anche le implicazioni didattiche della storia ambientale, e sottolineando la necessità di analizzare in un’ottica coevolutiva tra sistemi sociali e mondo naturale, temi tradizionalmente trattati in un’ottica meramente politica, economica o istituzionale. Le società umane nel corso della loro (breve) permanenza sul pianeta ne hanno alterato profondamente le matrici ambientali. Un processo iniziato forse fin dalle origini della specie, che ha registrato un’accelerazione straordinaria negli ultimi due secoli.
Legata alla storia dell’ambiente quella della demografia. Scipione Guarracino puntualizza come la crescita della popolazione (passata dal 1900 al 2000 più o meno da 1,65 a 6,143 miliardi) può essere annoverata tra gli estremi del Novecento. I numeri assoluti vanno però accompagnati dall’analisi dei dati relativi che esprimono rapporti e che fanno scoprire aspetti non evidenti nei movimenti di una popolazione. È allora possibile conoscere meglio come, lungo il secolo scorso, le dinamiche della popolazione si siano differenziate nelle diverse aree del mondo, quali ne siano stati gli andamenti nel tempo, le convergenze e le divergenze.
La relazione fra storia dell’alimentazione e didattica per la storia è al centro della riflessione di Agnese Portincasa. Il Novecento è stato certamente un secolo di grandi e profonde trasformazioni: alimentazione, cibo, consumi e stili alimentari ne sono una dimensione assolutamente rilevante, anche per essere gesti e pratiche della vita quotidiana di tutti. Dopo aver precisato significati e ambiti della storia dell’alimentazione con particolare riferimento al XX secolo, l’autrice formula le sue proposte per la didattica: usare il food come una sorta di “grimaldello” per penetrare nei temi di storia generale.
Dobbiamo a Giovanni Gozzini una ponderata analisi dei metodi utilizzati per misurare le ineguaglianze nel mondo del Novecento e della rivoluzione industriale diffusa, nel senso che mentre si attenua l’ineguaglianza interna ai singoli paesi, aumenta, invece, quella tra i redditi medi delle nazioni. Interessanti restano le considerazioni conclusive sulla globalizzazione in atto, con i poveri primari che nel mondo calano da quasi due miliardi a 800 milioni; infatti “la drastica diminuzione di poveri in Cina (da 800 a 120 milioni) e quella più contenuta in India (da 400 a 270) hanno spostato il baricentro della povertà mondiale dall’Asia all’Africa.”
Ed è sull’Africa che punta la sua attenzione il contributo di Vincenzo Sommella che sposando la tesi di Jack Goody sul “furto della storia” ad opera dell’Occidente sottolinea come sia diffuso il pensiero di un’Africa continente “primitivo”. Ed è proprio su questa base che l’Africa è stata utilizzata nel Novecento come laboratorio per realizzare gli strumenti e per sperimentare le pratiche che hanno segnato le tragedie umane del secolo. In Africa hanno fatto la loro prima apparizione i campi di concentramento. “In Africa è stato pianificato e realizzato il primo genocidio della modernità. Il presunto terreno vergine del continente nero è stato un enorme laboratorio a cielo aperto dove l’Occidente ha potuto mettere in atto azioni che si sarebbero rivelate assolutamente efficaci per imporre un dominio globale e per costruire il mondo nuovo degli schiavi”. Di qui le future enormi contraddizioni del processo di decolonizzazione delle quali ancora le popolazioni africane subiscono le conseguenze.
Del declino dell’Europa nel Novecento si occupa Tommaso Detti, portando dati e numeri inconfutabili. L’Europa degli Stati-nazione non può che perdere sempre più importanza e influenza in un mondo globalizzato che oggi, peraltro, tende a innalzare muri e frontiere. “Ammesso e non concesso che la storia possa insegnare qualcosa, a maggior ragione occorrerebbe una politica sovranazionale cooperativa in grado di governare la globalizzazione, volgendola a favore degli interessi della maggioranza delle persone.” Ciò vuol dire un’Europa sempre più integrata e rafforzata nelle sue istituzioni sovranazionali che superi qualsiasi tentazione sovranista.
Il simbolo dei genocidi e delle violenze che hanno attraversato il Novecento è certamente la Shoah. Maila Pentucci cerca di andare oltre, interpretando le vicende degli ebrei dall’epoca antica a quella contemporanea senza costringere gli ebrei dentro una visione solo e tutta vittimaria, come spesso accade nei manuali scolastici. In effetti, ricorda la Pentucci, “La società ebraica è il tipico esempio di società mercuriale: l’economia, la cultura e la storia politica si intersecano e offrono chiavi di lettura alternative e interessanti.”. Una ricostruzione storica solida e coerente potrebbe contribuire a leggere alcune caratteristiche che connotano gli ebrei: le loro vicende, dall’epoca antica a quella contemporanea, si prestano per leggere il passato degli uomini come una storia di mobilità e di cammino.
Enzo Traverso prende in considerazione il problema della violenza, nel contesto delle grandi trasformazioni geopolitiche del Novecento. In particolare, l’autore propone un approfondimento del rapporto tra la violenza dei regimi totalitari e il processo di civilizzazione dell‘Occidente, sostenendo che le violenze della Seconda Guerra Mondiale - il nazismo, lo stalinismo e, nel mezzo di questa guerra, Auschwitz -, non possono essere interpretate e analizzate soltanto come la ricaduta in una barbarie ancestrale, ma anche come l’espressione di una barbarie moderna. Da questa consapevolezza, dalla memoria della storia di questo secolo nasce la responsabilità per la democrazia e l’impegno per la sua affermazione.
Il populismo, o come lo chiama Giulio Bobbo a proposito del Fascismo, citando una frase di Mario Isnenghi, “conquistare la piazza attraverso la piazza”, costituisce da sempre il pericolo maggiore per la democrazia. La crisi dello Stato liberale italiano con la nascita e l’avvento della dittatura fascista è analizzata da Bobbo dagli inizi sansepolcristi alla costruzione del mito nazionalista imperiale. La parte più interessante sono proprio gli inizi, quando Mussolini seppe approfittare delle circostanze eccezionali del primo dopoguerra per instaurare una dittatura che fu presa a modello in altri Stati europei, a cominciare dalla Germania di Hitler. La fola che il Fascismo sia stato “una dittatura all’acqua di rose” come ogni tanto si sente dire o capita di leggere ancora ai nostri giorni è nettamente smentita dalla ricerca storica.
Costantino Di Sante ne fornisce abbondanti prove nella sua “Genealogia della storia dei campi di concentramento italiani”. Infatti Di Sante analizza metodi e strutture dell’apparato repressivo fascista, che si dispiegò al meglio (anzi, al peggio!) sia direttamente, durante l’occupazione delle terre croate e slovene, sia durante il periodo della RSI, collaborando attivamente nella deportazione degli ebrei nei campi di sterminio nazisti. Di nuovi soggetti e soggettività si occupano gli ultimi due saggi che chiudono la rubrica dei Contributi.
Il lungo Sessantotto internazionale è il tema affrontato da Maurizio Gusso, che intreccia la riflessione storiografica con alcune esperienze di formazione dei docenti e divulgazione storiografica sullo stesso argomento, e propone di usare le rappresentazioni musicali, letterarie e filmiche come fonti preziose e interessanti, oltre che per indagarne la ricchezza di letture e significati. Alla base la necessità di superare un approccio cronologico ed eventografico, per ripensare al 1968 come processo di transizione, cogliendone la complessità, le ambivalenze e le contraddizioni, gli elementi di attualità/inattualità e continuità/discontinuità con i periodi precedente e seguente, per storicizzarlo rigorosamente.
Il Novecento delle donne in Europa di Monica Di Barbora ripercorre le tappe significative di un soggetto, le donne, del tutto assenti nella riflessione storiografica tradizionale. Ma esiste la storia delle donne? A partire da questa interrogazione, l’autrice ne ricostruisce il percorso lungo il Novecento europeo attraverso alcuni snodi cronologici: il passaggio tra Otto e Novecento, le due guerre e il periodo intermedio delle dittature, gli anni sessanta e settanta e la chiusura del Novecento. Se il secolo scorso ha visto progressive conquiste (materiali, politiche, sociali, culturali) delle e per le donne, la storia di queste stesse conquiste insegna che esse sono il risultato di lotte, scontri, rivendicazioni. Mai date per scontate.

Nella sezione delle Esperienze vengono presentati alcuni lavori di docenti dei diversi ordini di scuola che affrontano aspetti significativi del Novecento, la presentazione di una rivista on-line e di un museo multimediale, entrambi sul Novecento. Cristina Carelli della scuola primaria di Arcevia (AN) racconta una interessante ricerca di storia locale condotta con gli alunni di una classe IV sull’Abbazia di Sassoferrato concludendo con soddisfazione che “Dare voce ai nomi incisi nelle pietre, parlare di libertà, Costituzione, ha senso se ci porta a rafforzare il nostro senso di appartenenza e responsabilità.“. M. Catia Sampaolesi, docente in una scuola secondaria di primo grado a Castelfidardo (AN), illustra un processo di trasformazione proposto agli alunni di terza. I ragazzi, guidati dagli insegnanti, ripercorrono il Novecento, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, considerando le trasformazioni legate alle tre rivoluzioni industriali e l’andamento del ciclo economico. All’Istituto Tecnico “Einaudi-Gramsci” di Padova Cecilia Anselmi e Paola Lotti presentano un lavoro progettato e condotto assieme adottando il metodo CLIL e la didattica Clio’92 per affrontare in una classe V il tema-problema degli autoritarismi e totalitarismi nella storia del '900, considerato fondamentale, per le motivazioni storiche, filosofiche, culturali, le trasformazioni e il senso che oggi assume per gli studenti. La didattica in archivio è al centro del significativo progetto interdisciplinare tra Storia e Italiano, realizzato nelle classi (quattro seconde e una terza) del Liceo “Laura Bassi” di Bologna. Maria Giovanna Bertani ce ne parla, seguendo il filo di un percorso didattico che, partendo dall’esame di trentotto cartelle cliniche dell’Archivio dell'ex-Ospedale Psichiatrico Provinciale Francesco Roncati di ricoverati tra il 1915 e il 1918 “per cause di guerra”; ne ricostruisce la vicenda, dando poi voce a queste vittime della Storia attraverso rielaborazioni creative. Laura Colombo, docente di storia dell’arte, propone un’interessante esperienza di ricezione estetica di un’opera d’arte contemporanea come esempio di quella relazione dialogica autore, opera, spettatore che è alla base di una nuova e continua creazione di significato. La stretta interdipendenza tra l’opera e il suo contesto spaziale permette di creare percorsi interpretativi lungo le direttrici spaziotemporali che coinvolgono congiuntamente la storia dell’arte e la storia Novecento.org è la rivista on-line di didattica della storia dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri (ex INSMLI). L’articolo, scritto dal caporedattore Igor Pizzirusso, ne ripercorre l’esperienza dalla nascita del pioneristico progetto voluto da Antonino Criscione fino alle ultime uscite, passando per la rielaborazione strutturale della seconda edizione. M9 è un museo a Mestre-Venezia completamente multimediale, totalmente dedicato alla storia della società italiana nel Novecento in tutti i suoi aspetti, dalla demografia all’economia, dagli usi e costumi alla mentalità, dallo sport al cinema, alla musica, al teatro, dalla politica alle comunicazioni, dal lavoro all’alimentazione; insomma, come scrivono i curatori Livio Karrer e Michelangela Di Giacomo, un ponte tra presente, passato e futuro.

I testi segnalati nella rubrica Letture esaminano alcuni temi del Novecento e in alcuni casi li esplorano in una dimensione diacronica più ampia. Con il loro aiuto è possibile da una parte approfondire e conoscere meglio la riflessione storiografica su specifici momenti del Novecento, dall’altra metterne in prospettiva il processo. Nell’ordine: Paolo Capuzzo, Culture del consumo (a cura di Livia Tiazzoldi); Jürgen Osterhammel, Niels P. Petersson, Storia della globalizzazione (a cura Ernesto Perillo); Tommaso Detti, Giovanni Gozzini, L’età del disordine (a cura di Enrica Dondero); Giovanni De Luna, La Repubblica inquieta (a cura di Vincenzo Guanci); Siegmund Ginzberg, Sindrome 1933 (a cura di Mario Pilosu); Costantino Di Sante, Criminali del campo di concentramento di Bolzano (a cura di Frediano Sessi).

Nelle Spigolature il racconto è per immagini. Il tema è quello dell’istruzione nel Novecento traguardata attraverso documenti e fotografie della scuola di Castelfidardo (AN); senza nessuna pretesa di rappresentatività esaustiva, vengono mostrati alcuni tratti significativi che hanno caratterizzato l’istituzione scolastica nel secolo scorso.

La Controcopertina è affidata ai versi di Wisława Szymborska. Il suo Scorcio di secolo è in fondo la proposta di un bilancio del Novecento, con una conclusione utile anche a scuola: non ci sono domande più pressanti delle domande ingenue.