Dopo "Dogman", il giovane del negozio per cani maltrattato, perseguitato e imbrogliato dalla prepotenza di un delinquente, in mezzo ad una società indifferente, in un
paesaggio degradato ma non tanto, Garrone ci presenta il burattino-bambino ingenuo, ma non finto; disubbidiente all'autorità paterna di Geppetto e ai suggerimenti di quella materna della Fata Turchina, ma non poi tanto birbone. Vittima delle furbizie del Gatto e la Volpe, ma non fino alla fine.
Pinocchio viene al mondo in una società misera e miserabile, dove ci si arrangia per sopravvivere, ma dove c'è la bellezza, dove è tutto bello che sembra di stare nel quadro di un pittore dell'Ottocento.
Un film godibile, ma non tanto quanto Dogman, a mio avviso, il più bello ed efficace film di Garrone.
Grandissimo Benigni-Geppetto, che ci fa dimenticare la prestazione non particolarmente riuscita del Benigni-Pinocchio del suo film del 2002.

Per capire meglio il film si suggerisce la recensione di Marco Belpoliti in "Doppiozero" https://www.doppiozero.com/materiali/pinocchio-litalia