Categoria: PENSARE
HOMO SUM. ESSERE UMANI NEL MONDO ANTICO
Maurizio Bettini, Homo Sum. Essere "umani" nel mondo antico, Einaudi 2019, pp. 132

Maurizio Bettini rilegge il mondo antico greco-romano alla luce della "Dichiarazione universale dei diritti umani" del 1948, iniziando col sottolineare come questa si rifaccia alla concezione universalistica dello stoicismo classico, ricordando in particolare le "Lettere a Lucilio" di Seneca. (pag. 31).
Si propone di osservare il mondo antico seguendo tre vie: 1.utilizzare la culturagreca e romana come sfondo su cui proiettare la Dichiarazione del 1948 e i diritti umani; 2. misurare gli scarti ovvero i contrasti tra la cultura antica e quella moderna; 3. individuare alcune specifiche forme culturali in base alle quali Greci e Romani affrontavano problemi simili a quelli che noi oggi chiamiamo 'diritti umani'.
Naturalmente la prima cosa che viene in mente quando si pensa ai diritti umani nel mondo antico è la schiavitù. Gli articoli 1 (uguaglianza e dignità di tutti gli umani) e 4 (negazione di ogni forma di schiavitù) della Dichiarazione sono l'opposto di quelle società in cui istituzioni, economia, cultura prevedevano la schiavitù come componente sociale fondamentale. Bettini ricorda, a tal proposito,  il pensiero di Aristotele secondo cui lo schiavo non era altro che uno strumento agricolo al pari di carri e buoi, ma anche la difesa dello schiavo fatta da Seneca in una delle "Lettere a Lucilio". E' evidente che questo è uno degli "scarti" più importanti tra la cultura antica e quella moderna.
Il libro è molto, molto, interessante. Bettini affronta la questione della strage attuale dei migranti nel Canale di Sicilia dimostrandone la assoluta inumanità; e lo fa mettendo a confronto mondo antico e mondo moderno, la cultura greca e romana dell'antichità e l'ideologia razzista dei sovranisti europei di oggi.
Solo un esempio: la questione dei cadaveri insepolti nel Mediterraneo. Sofocle nell'Antigone ricorda che lasciare insepolto un cadavere offende, oltre la famiglia del defunto, in primo luogo gli dèi, che hanno stabilito leggi generali, non scritte, immutabili, al rispetto delle quali tutti gli uomini sono tenuti.
Il concetto di "umanità" viene ripreso e approfondito in più capitoli. Si prenda quello in cui si spiega e si riflette sul concetto di "prossimo" nel Vangelo di Luca, a proposito della parabola del Samaritano, che pur appartenenente ad un'etnìa ostile ai Giudei, col suo comportamento verso chi soffre "cancella le barriere etniche in nome di una diversa scala di valori. Quella della umanità." (p. 112).
Fondamentali sono le pagine dell'Epilogo (113-125) nella quali M.B. spiega in modo chiarissimo la diffferente concezione sociale di Roma e Atene (e Sparta). La prima nasce come mescolanza di etnie, si sviluppa e conquista il mondo sulla base dell' "apertura" (Roma città aperta!) agli stranieri che vengono accolti fino a diventare "cittadini" al pari di tutti. In Atene, al contrario, "si nasce" cittadini ateniesi e "mai si diventa": Atene si fonda sulla "chiusura" nell'autoctonìa, Roma sull'apertura al mondo.
Bettini conclude la sua dissertazione con le parole dell'imperatore Claudio:
"quale altra scelta rovinò Atene e Sparta, che pure erano forti nelle armi, se non tener lontani i nemici sconfitti in quanto appartenevano a stirpi forestiere? Al contrario Romolo, il nostro fondatore, fu così saggio che, nell'arco di uno stesso giorno, molti popoli considerò prima nemici, poi concittadini. Siamo stati governati da stranieri."